Multiculturalismo: i lachy sądeckie, i montanari neri e bianchi, i lemki
2014-08-05

La parola "Lemkovshchyna" si porta dietro una scia di nostalgia. Le atmosfere di questa terra – che si esprimono nelle chiesette ortodosse coronate da cupole a forma di cipolla sui tetti ricoperti con scandole di legno, nelle file di icone raffiguranti i misteriosi volti di santi, nei pregevoli ricami a punto e croce, nei krivulki fatti di minuscole perline infilate a mano – non finiscono mai di affascinare e incuriosire. Le tipiche capanne dei lemki dette chyže, sparse nei villaggi della regione, conservano memoria, non di rado tragica, dei loro proprietari sfollati, mentre i frutteti inselvatichiti e invasi da erbacce continuano a raccontare le storie dei tempi passati. Eppure la lingua dei lemki sta tornando, e insieme alla lingua tornano anche le iscrizioni tracciate in alfabeto cirillico. Vengono intonati i canti dalle melodie a volte malinconiche, a volte allegramente scoppiettanti come la lemkiana festa dei falò:Watra. I cavalli hutzul, robusti e docili, sono una parte integrante di questa cultura e una grande attrazione della vacanza, soprattutto quella familiare. Lo stesso può dirsi della cucina dei lemki in cui regnano i homyłki, la kisiełyca, i tertianyky e adzymka. 
Gli abitanti di questa terra, autoctoni e acquisiti, gente straordinaria e dura, formano un tutt’uno con il paesaggio dei Bassi Beschidi quasi non contaminato dalla civiltà, promuovendo momenti creativi e atmosfere artistiche.

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